martedì 28 ottobre 2014

Noragami (manga)

Dunque, la buona notizia è che il mio computer è tornato operativo. La cattiva notizia è che nel frattempo hanno aggiornato gran parte dei miei manga preferiti, sono uscite un paio di puntate di Doctor Who, ho iniziato a leggere un nuovo manga ed una web novel assolutamente intrigante, tutte cose di cui prima o poi vi parlerò. E poi ci sono quei minuscoli ed insignificanti dettagli come studio e vita reale che hanno la pessima abitudine di mettersi tra me ed il mio computer. Morale della favoletta, mi scuso tantissimo per avervi lasciato senza post.

Cosa che non era mai successa prima, eh. Dovresti creare una sezione a parte per i "post di scuse per non avere aggiornato", sarebbe di sicuro la sezione più attiva del blog.

Purtroppo stavolta hai ragione, Voce. Quindi, senza perdere altro tempo, inizio a mantenere le promesse che ho fatto nei mesi precedenti, a cominciare da quella di parlarvi del manga Noragami, dopo aver recensito l'anime che ne è stato tratto in questo post.



La trama generale del manga è la stessa dell'anime. Yato è un dio minore del vasto pantheon shintoista, così povero e sconosciuto da non avere neppure un tempio, costretto ad arrangiarsi esaudendo desideri e compiendo lavoretti vari al modico prezzo di 5 yen. Hiyori è una studentessa qualsiasi, appassionata di pugilato, che a causa di un incidente in cui è coinvolto Yato si ritrova a scivolare involontariamente fuori dal suo corpo nei momenti più svariati. Ai due si aggiunge presto Yukine, il nuovo shinki di Yato. Gli shinki, o armi sacre, sono anime in grado di trasformarsi in oggetti, utilizzati dalle divinità per combattere gli ayakashi, fantasmi che si nutrono delle emozioni negative degli umani spingendoli fino alla morte. La storia si sviluppa intorno a questi tre personaggi principali all'evoluzione del loro rapporto ed ai pericoli che si ritrovano ad affrontare.
Il primo vantaggio principale rispetto alll'anime è che ovviamente gli eventi del manga sono già andati molto oltre quello che accade nella prima stagione. Quindi, se avete finito quei dodici episodi e siete rimasti con l'intenso desiderio di sapere come va avanti, perché Bishamon odi tanto Yato, quale sia il passato che lega Yato e Nora, e soprattutto chi sia la mente misteriosa dietro a tutti gli avvenimenti, il manga è la vostra unica possibilità di non dover rimanere con il fiato in sospeso in attesa della seconda stagione. Seconda stagione per cui io ho grandissime speranze, ma pazienza zero.

Al contrario dei lettori che continuano a seguirci sperando in qualche miglioramento, che hanno pazienza infinita.

Ci sono comunque delle differenze anche nella prima parte, soprattutto per quanto riguarda gli ultimi episodi dell'anime, i cui eventi non accadono nel manga. Si tratta di un'aggiunta fatta per dare un senso di conclusione, per quanto parziale, alla stagione della serie animata. In ogni caso, non ci sono grosse contraddizioni, e la direzione seguita è più o meno la stessa, quindi si può passare senza problemi dall'anime al manga. Suggerisco comunque, se avete già visto la serie e decidete di passare alla lettura, di ricominciare dall'inizio, giusto per evitare ogni possibile confusione... ed anche perché il disegno e la trama meritano davvero fin dalla prima pagina, ovvio.
Un altro motivo per leggere il manga anche se avete già visto l'anime è lo spazio molto maggiore dato ai personaggi secondari, che nella serie, per ovvi motivi di tempo e scorrimento della trama, non hanno potuto essere approfonditi così tanto, ma che nel manga ricevono uno spazio più significativo.
Allo stesso tempo, anche l'evoluzione dei personaggi principali può essere costruita con più calma e consistenza. Lo sviluppo del personaggio di Yukine e del suo rapporto con Yato, che costituisce forse l'arco narrativo più interessante dell'anime, è ancora più efficace e pazientemente costruito. Se già nell'anime la sua difficoltà ad accettare la sua condizione e l'esclusione dal mondo dei vivi era gestita in modo magistrale, nel manga risulta ancora più potente e commovente.
La trama prosegue rimanendo forte e, mi sento in dovere di precisarlo, fedele allo stile originale. Per chi si approcciasse al manga prima che all'anime, questo significa un'efficace alternanza di momenti comici esilaranti, momenti riflessivi/sentimentali/strappalacrime, e scene d'azione e combattimento epiche. Significa anche un lento e ben costruito sviluppo del rapporto tra i personaggi, una serie sempre crescente di rivelazioni, misteri e colpi di scena, ed un continuo incremento del cast di supporto.

Per chi si approcciasse a questo blog per la prima volta, ricordiamo che le recensioni di Clara non sono mai imparziali, e che tende ad esagerare in superlativi. Date un'occhiata agli altri post se non mi credete.

Va bene, ammetto che quando mi appassiono a qualcosa tendo a descriverlo di conseguenza, ma nel caso specifico il manga merita davvero. Non ultimo per lo stile di disegno davvero ben curato ed affascinante, sia per quanto riguarda i personaggi che l'ambientazione, uno stile che risulta efficiente tanto nelle frequenti scene di combattimento quanto nel rendere visibili espressioni ed emozioni dei personaggi.
Unica, minuscola pecca, in alcuni capitoli ho percepito una certa lentezza nella narrazione, con dialoghi o "intermezzi comici" che andavano un po' a scapito della trama che volevo seguire. Ma si tratta solo di alcune pagine, perché in generale il ritmo è ottimo, in molti momenti incalzante, tanto che ho dovuto rileggere molte scene due volte. La prima nella fretta spasmodica di sapere come andava a finire, la seconda per gustarmi come si deve il disegno.
Insomma, questo manga racconta una storia soprannaturale ricca di azione ed umorismo, con protagonisti interessanti che vanno incontro ad un autentico sviluppo nella loro psicologia e nelle loro relazioni con gli altri, e con personaggi secondari che non sono solo lì a fare da contorno, ma hanno una loro personalità ed una loro storia. Se state cercando qualcosa che valga la pena di leggere, non aspettate oltre!



Clara

martedì 14 ottobre 2014

Pantera

Ancora una volta dal computer dell'università, visto che il mio continua a non collaborare, ed ancora una volta a parlarvi di un libro.

Perché non sia mai detto che Clara faccia qualcosa di produttivo, anche senza Internet a distrarla.



"Pantera" è un libriccino sottile, un centinaio di pagine, una lettura adatta per essere divorata in qualche ora di viaggio. Raccoglie due racconti di Stefano Benni. Il primo è appunto "Pantera", dal nome, o meglio soprannome, della protagonista, Dea indiscussa dell'Accademia dei Tre Principi, la sala da biliardo dove lavora il narratore. Ed attraverso la sua voce conosciamo dapprima l'ambientazione, la fumosa sala sotterranea dove si muovono clienti occasionali e campioni indiscussi del tavolo verde, i veri Giocatori autorizzati a giocare sui tre tavoli chiamati appunto Principi. Ci viene presentata una varietà di figure umane appena schizzate, descritte con pochi particolari efficaci, che ricordano quella collezione umana di "Bar Sport". 
Ma tutto questo svanisce sullo sfondo per lasciare posto all'indiscussa regina. Pantera, abbigliamento nero, labbra rosso carminio, occhi verdi e taglienti, mani eleganti e spietate nel maneggiare quella stecca da biliardo che è la sua spada contro le ingiustizie del mondo. E Pantera riemerge dai racconti quasi leggendari con cui viene introdotta, e torna a dominare incontrastata sui Tre Principi. La notizia si sparge, e dal resto del mondo arrivano nuovi sfidanti per togliere il primato alla Dea Pantera, nuove figure umane da aggiungere al campionario che la maestria di Benni ci regala ancora una volta. Ed infine per Pantera arriva la battaglia finale, una partita che è molto più di questo, una partita che potrebbe essere la vera svolta della sua vita...
Non vi rivelo come va a finire, ovviamente. E del resto neppure il narratore sa come vada davvero a finire la storia. Una conferma, o forse no, leggera ed ambigua come è, si trova solo nella penultima pagina del secondo racconto... forse però è solo il lettore che vuole trovarla.
Questo secondo racconto ha per protagonista una bambina, Aixi, che vive con il padre pescatore, gravemente ammalato, in una capanna in riva al mare. Aixi che adora il male e custodisce gelosamente il maestoso ramo di corallo che sancisce il patto tra l'oceano e la sua famiglia. Aixi che non vuole andarsene, e lotta per rimanere lì, per aiutare il padre, fino a decidere di prendere la barca da sola ed uscire a pesca. Aixi che, un quadro di parole dopo l'altro, ci fa entrare nel suo mondo. Aixi che ci lascia ancora una volta con un finale aperto alle interpretazioni ed alla fantasia, per rituffarsi nelle onde a cui appartiene. E che solo nella penultima pagina, solo forse, si collega al primo racconto, ma al tempo stesso è collegata ad esso fin dal principio, giovane donna che non si arrende al resto del mondo e che, al posto di una stecca da biliardo, combatte per la sua vita con ami ed esche.
Due personaggi femminili intriganti, coraggiosi e non omologati, due spezzoni di vita ai margini, fragili e pericolanti, eppure vissuti al massimo.
A fare da contorno alle storie, troviamo gli interessanti disegni di Luca Ralli, sospesi tra il realistico e la caricatura, con uno stile assolutamente adeguato a quello dello scrittore. Immagini interessanti e curate, che riportano anche per gli adulti il vecchio piacere dei libri illustrati.
Insomma, se avete voglia di una lettura veloce, leggera ma "tagliente", "Pantera" fa per voi. Ancora una volta, buona lettura!


Clara



sabato 11 ottobre 2014

L'oceano in fondo al sentiero

Cosa fare quando il tuo amato, piccolo computer si becca un fastidioso virus informatico, e tu devi ammazzare il tempo nell'attesa che finisca di scaricare antivirus, fare scansioni, eccetera?

Mah... studiare, forse? Fare le pulizie? Socializzare con esseri umani in carne ed ossa?

Singhiozzare disperati nel pieno di una crisi di astinenza da streaming? Dare sfondo alle proprie scorte di zuccheri?

Ehm, sì, in effetti potrei avere fatto tutte e cinque queste cose, con variabili gradi di successo. Ma soprattutto, ho letto.

Che novità. Sono sconvolta.

Clara, il mondo potrebbe non riprendersi da una simile affermazione.

Oggi siete proprio ispirati voi due, eh?

Nah, sei tu che non sei ispirata a scrivere e quindi improvvisi dialoghi a caso con personaggi che esistono nella tua testa.

Sparite, così posso iniziare una recensione seria.

Illusa.

Ah-ehm. Cari lettori, eccomi di nuovo qui dopo qualche giorno di assenza a proporvi un libro che ho appena letto. "L'oceano in fondo al sentiero" è un romanzo di Neil Gaiman, motivo per cui l'ho preso praticamente senza guardare altro dagli scaffali della biblioteca. Gaiman è uno dei miei autori preferiti, una garanzia di freschezza, divertimento ed originalità, e non mi ha deluso neppure stavolta, anche se devo ammettere che non è stato il mio libro preferito tra i suoi. Ma la concorrenza era troppo spietata, visti i capolavori già confezionati da questo autore.
Comunque, "L'oceano in fondo al sentiero" è un romanzo affascinante, che ti cattura dalla prima all'ultima pagina. Avventura, magia, mistero, il tutto visto attraverso il "doppio filtro" degli occhi di un innocente bambino di sette anni e della memoria dell'adulto che è diventato. Memoria che riaffiora di colpo davanti a quell'oceano sul retro di una fattoria antica quanto il tempo... ma lasciamo parlare la quarta di copertina.



"Sussex, Inghilterra. Un uomo di mezza età ritorna alla casa della sua infanzia per un funerale. Sebbene la casa non ci sia più da un pezzo, l'uomo è irresistibilmente attratto dalla fattoria in fondo al sentiero, dove a sette anni aveva conosciuto una ragazza fuori dal comune - Lettie Hempstock -, sua madre e sua nonna. Erano decenni che non pensava più a Lettie. Eppure non appena si siede vicino allo stagno (quello stagno che lei sosteneva essere un oceano) accanto alla vecchia fattoria in rovina, ecco che il passato ritorna con i suoi ricordi, troppo strani, spaventosi e pericolosi per essere ricordi di episodi davvero successi a qualcuno, tanto meno a un ragazzino. Quarant'anni prima un uomo, un inquilino della casa di famiglia, aveva rubato la loro auto, dentro la quale si era suicidato proprio in fondo al sentiero. Quella tragica morte aveva evocato antiche forze che andavano lasciate in pace. Si erano scatenate oscure creature che venivano da chissà dove e il narratore era dovuto ricorrere a tutte le sue risorse per sopravvivere. L'orrore più terribile e minaccioso aveva creato devastazioni indicibili. E lui, ai tempi solo un ragazzino, disponeva come unica difesa di tre donne che vivevano in una fattoria in fondo al sentiero... La più giovane di loro affermava che lo stagno è un oceano. La più anziana si ricordava del Big Bang."

Ecco emergere già con assoluta chiarezza quelli che sono gli elementi principali di questo libro. Innanzitutto, l'improvvisa trasformazione della realtà quotidiana di un bambino con l'emergere di forze antiche e terrificanti, che arrivano ad insidiarsi nel cuore stesso della sua casa. Ancor più inquietanti, in alcuni punti, per i lettori più grandi, che possono cogliere echi fin troppo realistici in alcuni eventi, dal suicidio, alla violenza domestica, al tradimento,oltre ovviamente al male incomprensibile che si infiltra in un ambiente familiare che dovrebbe essere sicuro. Ancora una volta, Gaiman dimostra di saper giocare sulle paure vere dei lettori, avvolgendole però in quel manto di fantasia, soprannaturale e fiabesco che pervade tutti i suoi libri. Se avete già letto "Coraline", dello stesso autore, potreste notare delle somiglianze.
Il centro focale del romanzo sono però le donne della fattoria Hempstock. Affascinanti nel loro mistero, nella loro identità lasciata avvolta da un velo di incertezza, data da accenni e pezzettini che le suggeriscono antichissime e potenti.Affascinanti ancor più in questa assenza di una vera spiegazione, perché per le tre donne quello che sta accadendo non necessita di spiegazione che lo leghi alla nostra realtà. Quella è la loro realtà, quella in cui uno stagno è un oceano, i cerchi delle fate proteggono dal male, e creature terribili cercano di farsi strada nel mondo e nella mente degli uomini. Quella è la realtà, ed i lettori, come il protagonista, non possono fare altro che accettarne le regole. Per richiamare un altro libro di Gaiman, è un po' quello che succede in "Nessundove", solo che qui il punto di vista è quello di un bambino, e quindi la sospensione della credulità risulta ancora più naturale e necessaria.
Una cosa che ho notato rileggendo alcuni pezzi, e che mi pare interessante specificare, è che il protagonista, e narratore in prima persona, non ha un nome. Non è mai chiamato per nome, né da adulto né tantomeno da bambino. E forse proprio per questo lui diventa quel bambino che è ancora dentro a tutti noi, o che vorremmo ritrovare in noi, con la sua fantasia illimitata e capacità di trasfigurare il mondo. E si capisce quella patina di nostalgia che avvolge l'inizio e la fine, e tutti i ricordi che stanno in mezzo.
Un altro punto interessante è che la cattiva, la creatura che entra nella vita del bambino come la nuova, dolce governante Ursula Monkton... non è poi così cattiva. E' sola, e spaventata, e vuole essere felice. In alcuni momenti è quasi impossibile non provare pena per lei, anche se in altri è semplicemente terrificante. E, se si vuole vedere l'intera storia come un fantastico sogno costruito per velare una verità più prosaica ed incomprensibile ad un bambino, o come una metafora delle scoperte che fanno crescere un bambino di sette anni, la sua natura mostruosa diventa ancora più dubbia e tragica. E molto, molto credibile.
Per quanto riguarda lo stile, è assai semplice e lineare. Ancora una volta, questo si spiega con il punto di vista, quello di un bambino di sette anni. Questo rende il libro alla portata di tutti, anche se il contenuto, le allusioni, le metafore sottostanti sono molto più da adulti o giovani che da bambini.
Insomma, "L'oceano in fondo al sentiero" mi è piaciuto molto, forse non al livello di altri libri di Gaiman, ma di certo abbastanza da consigliarvelo.
Arrivederci a tutti!

Clara

PS: Si ringrazia la biblioteca dell'università per i computer a disposizione, altrimenti questo post sarebbe arrivato tra un mese. Pare proprio che il computer di Clara non riesca a liberarsi di quel virus. Personalmente, penso che sia un complotto.

domenica 5 ottobre 2014

1Q84




Il libro che voglio proporvi oggi è 1Q84 di Murakami Haruki, di cui avevo già letto Kafka sulla spiaggia. O meglio, i libri, visto che si tratta di una trilogia, che però è meglio leggere tutta d'un fiato.
Murakami, come per il romanzo precedente, si conferma un autore assai particolare, nelle scelte narrative come in quelle stilistiche, e capace di scatenare reazioni contrastanti.
1Q84, in realtà, è il primo libro di Murakami che io abbia visto in libreria, il libro la cui copertina mi ha fatto venire la curiosità di conoscere questo scrittore... ed ovviamente, trattandosi della sottoscritta, ho impiegato due anni per trasformare questa curiosità in una lettura concreta. Non ho nulla da dire in mia difesa, quindi passo direttamente alla quarta di copertina.

1984, Tokyo. Aomame è bloccata in un taxi nel traffico. L'autista le suggerisce, come unica soluzione per non mancare all'appuntamento che l'aspetta, di uscire dalla tangenziale utilizzando una scala di emergenza, nascosta e poco frequentata. Ma, sibillino, aggiunge di fare attenzione: "Non si lasci ingannare dalle apparenze. La realtà è sempre una sola". Negli stessi giorni Tengo, un giovane aspirante scrittore dotato di buona tecnica ma povero d'ispirazione, riceve uno strano incarico: un editor senza scrupoli gli chiede di riscrivere il romanzo di un'enigmatica diciassettenne così da candidarlo a un premio letterario. Ma "La crisalide d'aria" è un romanzo fantastico tanto ricco di immaginazione quanto sottilmente inquietante: la descrizione della realtà parallela alla nostra e di piccole creature che si nascondono nel corpo umano come parassiti turbano profondamente Tengo. L'incontro con l'autrice non farà che aumentare la sua vertigine: chi è veramente Fukada Eriko? Intanto Aomame (che pure non è certo una ragazza qualsiasi: nella borsetta ha un affilatissimo rompighiaccio con cui deve uccidere un uomo) osserva perplessa il mondo che la circonda: sembra quello di sempre, eppure piccoli, sinistri particolari divergono da quello a cui era abituata. Finché un giorno non vede comparire in cielo una seconda luna e sospetta di essere l'unica persona in grado di attraversare la sottile barriera che divide il 1984 dal 1Q84. Ma capisce anche un'altra cosa: che quella barriera sta per infrangersi.

Ecco come inizia. Da qui in poi i capitoli sono un susseguirsi di rivelazioni e sviluppi inattesi ed incontrollabili, a volte lenti come un'inesorabile marea, altre rapidi e tempestosi, in una dimensione sempre più sospesa tra il prosaico ed il soprannaturale. Nel corso dei primi due libri gli elementi inspiegabili si moltiplicano, ed anche il terzo lascia aperta ogni interpretazione degli eventi. Come per "Kafka sulla spiaggia", insomma, il lettore è trascinato in un vortice di mistero e possibilità, tra accenni, enigmi e passati da ricostruire, e poi lasciato lì fino alla fine ed oltre. Condivide con i personaggi stessi la sensazione di essere finito in un sogno, in un'allucinazione, in una lucida follia che al tempo stesso è totalmente reale - un mondo incerto riassunto e simboleggiato proprio da quelle due lune che splendono nel cielo notturno.
La Q del titolo è lì proprio per quello - la Q di question, domanda, enigma che ha trasformato il 1984 di Aomame in qualcos'altro. 1984 è al tempo stesso un riferimento a "1984" di George Orwell, terrificante e perfetto capolavoro della letteratura distopica. Distopia come luogo distorto, divergente da quello conosciuto, un luogo ed un tempo come quelli in cui i protagonisti, Tengo ed Aomame, finiscono catapultati.
La trama, a mio parere, procede in alcuni tratti un po' troppo lentamente per i miei gusti: nella prima parte è assai forte e coinvolgente, poi rallenta parecchio, poi ancora salti temporali e brusche accelerate, di nuovo lenta, di nuovo rapida, e si riprende con un ritmo incalzante nel finale.
C'è una dimensione da thriller, perché la stessa Aomame è un'assassina, una vendicatrice da manuale, ed al tempo stesso ce n'è una sentimentale, che si dipana con maggiore chiarezza nel corso della storia e che affonda le sue radici in un momento passato condiviso dai due protagonisti, Aomame e Tengo. C'è, come dicevo già da prima, una componente soprannaturale, nei misteriosi Little people che dalle pagine della Crisalide d'aria si trasferiscono progressivamente in quelle di 1Q84. Ce n'è una fantascientifica nell'esistenza di mondi paralleli e nel passaggio in un altro di essi. C'è, nel terzo libro, un'investigazione da autentica detective novel, avvincente anche perché non è uno dei protagonisti ad eseguirla, ma un oppositore, trasformandola così in un'occasione per rivelare un punto di vista diverso su quanto è successo prima.
Per quanto riguarda lo stile, esso si caratterizza innanzitutto per la ricchezza di riferimenti, dalle marche di consumo più conosciute a musicisti e scrittori "classici", creando un complesso sistema di rimandi. Un altro punto principale sono le descrizioni precise, curate nei singoli dettagli, ma forse proprio per questo fredde ed asettiche, una tecnica descrittiva che crea immagini molto limpide ma al tempo stesso estranianti. Chiare e lontane come quel mondo così uguale eppure così diverso in cui i protagonisti si trovano. Si sente forse, in questo uso della parola, una certa prevalenza della forma sulla sostanza, ancora una volta però in sintonia con quel gioco tra apparenza e realtà che sottende all'intero romanzo. "La realtà è una sola", dice il tassista che Aomame incontra all'inizio del libro, ma è proprio così?
Per farla breve, sono arrivata alla fine dei tre libri senza avere ancora un'idea precisa di cosa ne pensassi. Mi è piaciuto, non mi è piaciuto... come faccio a rispondere? Sì, mi è piaciuto, nel senso che mi ha preso. Che l'ho divorato dall'inizio alla fine, che mi sono affezionata ai personaggi, che ho tirato sospiri di sollievo per loro in alcuni punti e sono rimasta delusa insieme a loro in altri. Che mi sono immersa in quell'atmosfera onirica e, nelle notti che ormai si stanno raffreddando, ho alzato il naso e gli occhi al cielo per assicurarmi che la luna fosse ancora una sola.
Al tempo stesso, non mi è piaciuto del tutto che molte domande siano rimaste non solo senza risposta, ma proprio abbandonate lì. Ci sono alcuni punti della trama che sono stati sottolineati e ribaditi per centinaia di pagine, ma infine lasciati irrisolti senza che nessuno più facesse cenno ad essi. Va bene che non tutti i misteri abbiano una soluzione, anzi lo trovo intrigante, ma che almeno qualcuno si ponga il problema.
Detto questo, vi consiglio di leggere questo libro, anzi questi libri? Probabilmente sì, se siete lettori dotati di una certa resistenza e, perché no, di una disponibilità a sospendere la vostra incredulità ed affidarvi senza domande ad una dimensione onirica. Forse no, se state cercando una lettura di semplice intrattenimento o se siete allergici alle sotto-trame irrisolte. Potete dare un'occhiata su Internet, e troverete decine di opinioni contrastanti su questo libro. Nel mio piccolo ho provato a dare il mio contributo, rimanendo il più imparziale possibile. Il che, quando parlo di libri, significa comunque assai poco imparziale, l'avrete capito.
Ma voi, se lo avete già letto, cosa ne pensate?


Clara


mercoledì 1 ottobre 2014

Addio

Quasi due anni di un legame profondo, di giri insieme, di andate e ritorni dall'università... due anni in cui sei stata la mia salvezza, due anni in cui ti cercavo con lo sguardo appena uscita dal condominio, in cui mi voltavo a guardarti quando entravo in facoltà o in biblioteca, per essere sicura che tu fossi ancora lì.
Due anni con un sussulto al cuore quando non ricordavo dove eri.
Due anni in cui mi hai sentita ridere sotto la pioggia ed imprecare sotto il sole.
Due anni in cui la tua efficienza mi ha impedito di finire sotto un auto o addosso a qualcuno.
Due anni fantastici... finiti così, nel nulla.
Sabato sono tornata, pronta a ricominciare l'università. Sono corsa a salutarti e tu non c'eri. Ti ho cercata ovunque, e tu non c'eri.
Qualcuno era arrivato e ti aveva portata via, ti aveva portata lontana da me, e sapevo già che non ti avrei più riavuta.
Al massimo, se il destino beffardo avesse voluto giocare ancora, ti avrei vista di sfuggita insieme a qualcun altro, magari un po' cambiata, ma sempre tu.
Ce n'è già un'altra, ora. Ho dovuto, ne avevo bisogno. So che capiresti. Ma tu rimarrai nella mia memoria, tu e tutte le nostre corse.
E che possa venire la stitichezza perpetua al maledetto bastardo che mi ha fregato la bici!!!



Annuncio di servizio: il blog Animula Solivaga non si assume nessuna responsabilità per eventuale effettivo funzionamento di questa maledizione, perché la vittima doveva pensarci prima di dedicarsi al crimine. Ci scusiamo con tutti i lettori che per un breve istante hanno pensato che questo fosse un post serio... ma, sul serio: state ancora cercando post seri su questo blog?