venerdì 19 aprile 2013

La Real Life Shipping è una patologia


RLS. Real Life Shipping. Definizione nuova di zecca, coniata dalla sottoscritta nel tentativo di descrivere una deformazione nata dall'abitudine e destinata a produrre a volte imbarazzo, ma più spesso divertimento.
"Shipping". Tecnicamente, sostenere fermamente che due personaggi dovrebbero stare insieme, anzi, senza condizionale, devono stare insieme, sono evidentemente la coppia perfetta, e se l'autore di tali personaggi non è d'accordo, meglio che cambi lavoro. E se qualcuno osa sostenere che uno dei due personaggi dovrebbe avere un altro interesse sentimentale, che il cielo lo aiuti. U_U
"Real life". La nostra vita di tutti i giorni, quella vera, fuori dallo schermo di un computer o di un televisore o dalle pagine di un libro. Ebbene sì, esiste anche quella, che ci piaccia o no.
"Real life shipping". Decidere arbitrariamente, senza la minima possibilità di protesta da parte degli interessati, che in effetti spesso non vengono mai a saperlo, che due persone di tua conoscenza sarebbero una coppia fantastica, oppure che c'è già un certo sentimento nell'aria, per quanto non espresso. Non importa quanto l'evidenza dica altrimenti, non importa cosa realmente pensino loro: una piccola parte della tua mente sta già dipingendo un quadro del loro matrimonio, e dei tre figli che seguiranno.
Lo confesso, sono affetta da una forma particolarmente grave di RLS. Ho coniato il nome domenica, dopo una scenetta che si è svolta pressapoco così. Si legge da destra a sinistra come un manga perché l'ho fatta con il fantastico Manga creator di Rinmaru Games.

Insomma, non avrete pensato che sapesse sul serio disegnare, vero? Tutto questo è solo una scusa per perdere tempo.



Già prima, alle superiori, avevo individuato un paio di compagni di classe che, avrei giurato, si sarebbero messi insieme prima dell'ultimo anno. Lui era evidentemente perso, lei... no, ero disposta ad ammetterlo, ma avrebbe ceduto. Effettivamente è successo, in quarta, ma la cosa è durata qualche mese. E' stato un duro colpo, per il mio orgoglio di shipper, veder affondare la relazione per cui avevo fatto un tifo così accanito.
La mia RLS non si ferma alle coppiette, però. Troppo semplice, troppo banale, troppo poco contorto. Arrivo ad immaginare triangoli, quadrati, complessi schemi che richiederebbero un'intera lavagna per essere spiegati.
Volete sapere quale è la cosa davvero divertente? Nessuno lo sa. Nessuno, tra le vittime inconsapevoli del mio gioco mentale, ha ancora scoperto perché io sorrida in quel modo quando lo vedo parlare con uno specifico qualcuno, o perché io scuota la testa quando i miei film mentali vengono infranti.
Ed a volte mi chiedo se sono l'unica. Se questa sorta di patologia irrimediabile sia un'esclusiva del mio cervellino obnubilato da stereotipi letterari, oppure se in realtà tutti abbiano un cinema mentale che proietta a ciclo continuo film romantici con protagonisti presi di peso dalla realtà quotidiana. Chissà, forse sono io stessa l'oggetto delle manifestazioni di RLS di qualche amica, senza accorgermene.

Personalmente ritengo che nessuno sarebbe così sadico da infliggere una pena come te ad un altro essere umano, nemmeno in via immaginaria. Ma del resto le mie teorie sui limiti del sadismo continuano ad essere smentite.

E voi, cosa mi dite? Sono l'unica persona affetta da RLS, oppure qualcun altro ha contratto la stessa malattia?


Clara

mercoledì 17 aprile 2013

Lungofiume di pensieri


Camminare è sempre stata una delle mie attività preferite, una valvola di sfogo irrinunciabile. Appena il tempo si fa bello, appena ho un pomeriggio libero, ecco che infilo le scarpe da ginnastica, metto una bottiglietta d'acqua in borsa e parto, libera e leggera. Un passo dopo l'altro mi lascio alle spalle ogni preoccupazione. C'è qualcosa di catartico nel ritmo regolare scandito dai piedi. Per me guidare è un'agonia, andare in bicicletta un modo ecologico ed economico per compiere brevi distanze, ma l'unico vero modo di percorrere un tragitto cogliendone ogni dettaglio, entrando in sintonia con il paesaggio che ti circonda e purificando mente, anima e corpo, è andare a piedi.
Ed ora, finalmente, posso farlo. Dopo un lungo inverno chiusa in casa a scalpitare, con qualche occasionale sortita del tutto insufficiente a soddisfare le mie necessità, sono finalmente nella condizione di percorrere chilometri e chilometri con la deliziosa compagnia di me stessa. Già, perché io cammino da sola. Posso essere anche con altri, certo, ma in genere, nelle mie lunghe passeggiate, ci siamo soltanto io ed i miei pensieri.
E quest'anno attendevo la primavera con ansia ancora maggiore, perché ho un'intera nuova città di cui esplorare le possibilità a piedi. La mia città universitaria, di cui per tutto l'inverno ho calcato soltanto i percorsi appartamento-facoltà-biblioteca-supermercato-appartamento, si apre finalmente ai miei passi curiosi come una scatola regalo. E che regalo!
Detto, fatto. Domenica ho infilato le mie fide scarpe da ginnastica, ho estratto dall'armadio una maglietta a maniche corte, ho infilato una bottiglia ed un pacchetto di cracker nella mia borsa, e via. Sapevo benissimo dove andare: proprio il giorno prima, in un piccolo assaggio di strade, avevo individuato un percorso che si snodava lungo il corso del fiume a poca distanza da casa mia, una strada bianca di polvere e sassi, percorsa da biciclette, cani e pedoni. Non avevo la minima idea di dove conducesse o quanto durasse, ma ero decisa a scoprirlo.
Ho raggiunto il lungofiume ed ho iniziato a camminare, e subito ho avvertito quel familiare senso di leggerezza che provo quando esistiamo soltanto la strada ed io. Da un lato, le automobili rombavano lungo la strada di asfalto liscio, circondata da case e palazzi. Dall'altro, il fiume scorreva placido attraverso una distesa di orticelli rigogliosi, arbusti e fronde verdeggianti, ciuffi d'erba ornati di papaveri. In mezzo, una stradicciola di sassi bianchi e polverosi, sopraelevata rispetto ad entrambi i lati, tanto da sembrare una sorta di osservatorio distaccato. La città da una parte, la natura dall'altra, ed in mezzo io, felice, a respirare a pieni polmoni e sorridere per le carezze del sole.
Intorno a me, ma non insieme a me, altre persone. Una coppia di ragazzi con un cane. Una coppia anziana che ogni pochi metri si fermava lungo l'argine a raccogliere delle piante. Ciclisti  che pedalavano veloci nelle loro tute fluorescenti. Famiglie in bicicletta, il papà con il figlio maschio davanti, la mamma con la bambina dietro, finché quest'ultima non urla "raggiungiamoli!" e comincia l'inseguimento. Persone che camminano da sole come me, e che con un rapido cenno di saluto sembrano riconoscermi come una loro simile, un membro dell'elitaria setta della solitudine marciante. Più donne che uomini, parecchi cani, qualche lucertola che guizza attraverso la strada sparendo subito alla vista.
Non avevo idea di dove stessi andando, né di quando ci sarei arrivata, ma non c'era fretta. E così potevo rallegrarmi per l'ombra tratteggiata da un paravento di canne palustri, alte e gialle, o per un soffio di brezza. Potevo fermarmi a guardarmi attorno, valutando la distanza dalla piccola parte della città che conoscevo, osservando compiaciuta l'assoluta estraneità del paesaggio circostante.
Poi, ormai alla fine della strada, quando già stavo meditando di tornare indietro, ho visto il campanile di una chiesetta romanica, che si stagliava contro l'azzurro del cielo, adorno di nastri e festoni. Una festa? Una sagra? L'unico modo per saperlo era avvicinarsi. Ho lasciato il mio lungofiume, ho percorso le vie deserte di una frazione che non avevo mai sentito nominare, ed ecco la chiesa. Sul prato davanti, alcune famiglie sedute a chiacchierare, sullo sfondo di un lenzuolo che annunciava a lettere sgargianti la festa della parrocchia. Nell'interno fresco e raccolto del piccolo edificio, frammenti di affresco in uno stile che mi ricordava Giotto. Una breve ricerca, un pannello informativo, ed ho appurato che erano effettivamente opera di un seguace del pittore.
Felice per la mia sensibilità artistica e per la scoperta di un nuovo, minuscolo gioiello di periferia, ho imboccato la via del ritorno. Ormai la stanchezza cominciava a farsi sentire, e non c'erano panchine su quel lungofiume. Ma, se le mie gambe tentavano di protestare, la mia mente rifiutava di ascoltarle, tutta presa ad assaporare la pace del momento. Il sole sopra di me, il fiume da un lato, dall'altro, ma separata da una cortina di giunchi che la rendevano quasi irreale, la strada, il grigiore rumoroso della civiltà automobilistica. In mezzo, ancora una volta, io, sospesa tra realtà e natura, fluttuante in un mondo di pensieri allegri e sogni ad occhi aperti.
Sì, camminare è sul serio la mia irrinunciabile catarsi. E, questo è il consiglio del giorno da parte di una blogger ubriaca di primavera, provateci anche voi.

Clara

lunedì 15 aprile 2013

The Voice in Wonderland 7



La Voce cercò di rigirarsi in modo da non perdere la sensibilità agli arti già indolenziti, ma era un'operazione piuttosto complicata, nello spazio strettissimo di cui disponeva. Spazio reso oltretutto ancora più stretto dalla presenza di un certo Piccolo troll che si era avvinghiato strettamente a lei ed ora singhiozzava disperato come una sirena dei pompieri.
Non è colpa mia se sono cinesefobico.
Cosa saresti tu?
Cinesefobico. E' una cosa grave.
Ci mancava soltanto il neologismo per descrivere una patologia inventata sul momento.
Beh, non è colpa mia se la scienza medica è troppo indietro per conoscere una malattia così grave e diffusa U_U
Diffusa tra chi, esattamente?
Se ascolti quanta gente si lamenta che i cinesi sono troppi e conquisteranno il mondo te ne farai un'idea.
Un'idea era esattamente quello di cui i nostri due eroi avrebbero avuto bisogno in quel momento, una brillante idea per uscire dalla trappola di quel cinese sghignazzante e proseguire il loro viaggio.
Il terribile nemico in questione ora li stava ignorando e voltava loro le spalle, affaccendato intorno ad un fornelletto da campo. Indossava un completo color cachi da esploratore, completo di un monocolo che continuava a cadere e che lui si risistemava imperterrito, e di caschetto coloniale. In effetti, sembrava un cinese deciso a riprodurre lo stereotipo dell'esploratore/cacciatore di inizio '900.
Oppure una certa Clara è troppo pigra per inventarsi qualcosa di originale.
La porta da cui erano appena usciti era ermeticamente chiusa alle loro spalle, e di fronte a loro si estendeva un'ampia palude le cui acque stagnanti esalavano fumi mefitici. Arbusti rachitici spuntavano a fatica, emergendo dalla nebbia lattiginosa come mani contorte di giganti sepolti sotto la fanghiglia ribollente.
Uhm... qualcuno qui si sta sul serio impegnando a studiare l'Inferno di Dante. Complimenti, Clara, la tua dedizione alla letteratura italiana è un netto miglioramento.
Maledetto esame, mi perseguiti anche qui...
Dante è questo tipo qui, vero?



Non esattamente, piccolo Troll. Non esattamente...
Beh, andiamo avanti.
- Uhm... scusi, signor cinese?- balbettò la Voce, tentando di attirare l'attenzione dell'individuo. Egli si voltò verso di lei con una smorfia scocciata.
- Cosa c'è ola, pligionieli? Pelché distulbate i miei plepalativi?-
Ignorando il pigolio terrorizzato del troll accanto a lei, la Voce proseguì con coraggio.
- Ci stavamo chiedendo perché lei ce l'abbia tanto con noi. Siamo solo degli sfortunati viaggiatori, non l'abbiamo mai vista in vita nostra!-
- Non essele sciocca, cleatula, non ce l'ho con voi!-
- Bene, allora potrebbe lasciarci andare e...-
- Ce l'ho con quell'ignobile bloggel che sclive semple di cose giapponesi! Pelché questo lazzismo nei conflonti delle opele cinesi? Pelché pallale semple e solo del Giappone, e mai della Cina? Il Comitato pel la difesa della suplemazia cinese dall'ollida plopaganda giapponese si oppone a questa dispalità!-
Aspetta un attimo. Hai inventato un altro personaggio che insulta te ed i tuoi gusti? Ma quanto contorta, malata ed autolesionista sei, Clara?
La Voce aggrottò la fronte, perplessa, e domandò:- Ma se ce l'hai con Clara, cosa perfettamente giustificata e comprensibile, perché prendersela con noi? Siamo anche noi vittime delle sue manie di scrittura creativa, dovresti essere solidale con la nostra sofferenza!-
Non tentare di ragionare con il cinese, Voce. E' pericoloso!
L'unica cosa davvero pericolosa qui è il raffreddore che mi prenderò se rimarrò ancora esposta all'umidità. Voglio tornare incorporea! ç_ç
- Niente solidalietà con le cleatule paltolite da una mente malefica e nippomane!- strepitò il losco figuro dagli occhi a mandorla.
- Ma se ti trovi in questa storia penso che anche tu sia stato creato dalla mente malefica, sai?- tentò di ragionare la povera fanciulla.
- Infatti nessuno è solidale con me!- piagnucolò il cinese.
Piccolo troll, questa logica mi ricorda un po' la tua.
Non paragonare i miei brillanti ragionamenti da troll alle farneticazioni di quell'individuo terrificante, per favore.
Pareva proprio che non ci fosse modo di ragionare con il perfido nemico dei manga, che si era di nuovo voltato a trafficare con una serie di pentolini.
Vuole mangiarmi, lo so! Non farlo, la carne di troll rimane impigliata ai denti e fa ingrassare!
- Dobbiamo scappare da qui.- sussurrò la Voce, rivolta al suo compagno di prigionia.
- Concordo in pieno, ma come facciamo? La rete è troppo stretta per liberarci, e quello là vuole mangiarci.-
Lei riflettè per qualche secondo: doveva esserci un modo per costringere il cinese a liberarli. Forse poteva sfruttare il suo odio verso Clara per convincerlo. All'improvviso, inaspettata ed abbagliante come un fulmine a ciel sereno, le venne una straordinaria idea.
- Passami quella bussola.- ordinò perentoria al troll, che si affrettò ad ubbidire. Fece un respiro profondo e chiamò di nuovo:- Ehi, signor cinese! Lei vuole vendicarsi di Clara per la sua indegna preferenza per i giapponesi, vero?-
- Celto! Pel questo ho pleso in ostaggio i suoi pelsonaggi, impedendole di continuale la stolia.- spiegò gongolando il loro carceriere.
- Tanto quella lì continua lo stesso.- bofonchiò scocciata la Voce, prima di proporre:- Non preferirebbe vendicarsi direttamente sui giapponesi in questione?-
- E come?- domandò l'altro con aria scettica.
Già, come? Sono proprio curiosa.
- Clara ci aveva inviato in missione speciale per recuperare un tesoro. Uno scrigno pieno di manga, poster di personaggi, gadget e quanto altro.-
- E pelché me lo stai dicendo?-
- Beh, potresti prenderlo tu ed appiccare fuoco a tutto. Così Clara soffrirebbe e nessuno verrebbe più corrotto dalla nefasta influenza dei vostri vicini di casa.-
Il cinese rifletté per qualche secondo, poi domandò:- E dove salebbe questo tesolo?-
- Abbiamo una bussola magica che ce lo indica.- annunciò la Voce, agitando l'oggetto in questione:- Se mi fai uscire ti mostro come usarla, okay?-
- Non tentale di fale schelzi, oppule vi scuoielò entlambi.- minacciò l'inquietante individuo, tagliando la corda che teneva sospesa la rete. I due prigionieri caddero a terra con un tonfo secco.
La Voce si affrettò a togliersi di dosso Piccolo troll ed a rialzarsi, stringendo in mano la bussola.
- Dammi quell'alnese!- strepitò il nemico, porgendo una mano. Con scatto fulmineo la Voce gli afferrò un polso e, con una mossa degna di una cintura nera di judo, lo proiettò a terra atterrandogli sopra con un urlo belluino.
Wow, Voce, non sapevo che fossi così tosta!
Neanche io sapevo di conoscere le arti marziali. Questa storia delle capacità incredibili che spuntano fuori solo nel momento del bisogno è segno che l'autrice ha proprio esaurito le idee. Non che ne abbia mai avute.
Però almeno ora il Cinese è disteso a terra privo di conoscenza. Che cosa facciamo?
La Voce e Piccolo troll si affrettarono ad avvolgere la vittima dell'improvvisa scena di violenza nella rete da cui erano appena usciti, stringendo bene i nodi.
Piccolo troll si guardò attorno e strillò:- Guarda, Voce, c'è una barca! Possiamo usarla per attraversare la palude senza dover guadare l'acqua stagnante!-
- Hai misteriosamente sviluppato la capacità di guidare una barca?- domandò lei in tono sospettoso.
- No, ma non può essere troppo difficile, giusto?-
- Spero di no.- sospirò la Voce:- Prendiamo anche un po' della sua attrezzatura. Maschere antigas per resistere ai fumi velenosi, tute anti-punture di zanzara gigante, salvagenti per le sabbie mobili... dovremmo riuscire a fare un viaggio tranquillo.-
Argh, perché me lo hai fatto dire! Ora so che non faremo un viaggio tranquillo ç_ç
E così, i nostri due intrepidi eroi partirono, sulla loro fragile barchetta, per affrontare le mefitiche nebbie della Palude. Sarebbero riusciti a raggiungere l'altro lato sani e salvi? Quali altri pericoli li attendevano?
Lo scoprirete nella...
Prossima puntata di The Voice in Wonderland!
Saluti e baci a tutti!
Ehi, questi due mi hanno rubato anche il saluto finale! Non c'è più rispetto per gli autori...

Clara
la Voce
e Piccolo troll

giovedì 11 aprile 2013

Mirai Nikki


Buongiorno a tutti!
E benvenuti all'ennesimo sproloquio della sottoscritta su un tema di cui, come avrete capito, potrei parlare per ore: manga. Oggi, in particolare, vorrei presentarvi una delle mie ultime letture, in modo che sappiate a che cosa si deve l'esponenziale diminuzione di post in questo blog.
Non è che tu fossi famosa per la tua frequenza di aggiornamento.
Sparisci, Voce, e lascia il posto a...

MIRAI NIKKI



Amanu Yukiteru è un ragazzo giapponese schivo ed introverso, al punto da non interagire neppure con gli altri, limitandosi a riportare quello che succede intorno a lui sul diario che tiene sul suo cellulare. Ha un amico immaginario, il misterioso Deus ex Machina, signore del tempo e dello spazio. Un giorno, però, tutto cambia: il diario di Yukiteru inizia a registrare gli eventi che accadranno nel futuro, diventa insomma un "diario del futuro", il "mirai nikki" del titolo. All'inizio il ragazzo usa il nuovo potere per se stesso, ignaro di trovarsi coinvolto in un gioco dalle conseguenze cosmiche. Deus, il dio del mondo, sta per morire, ed ha ideato un gioco per individuare il suo successore: ad ereditare il suo potere sarà l'ultimo sopravvissuto tra i quattordici detentori dei diari del futuro, costretti quindi a lottare ed uccidersi a vicenda in una vicenda dalla tinte sempre più fosche. Yukiteru ha dalla propria parte la compagna di classe Yuno, un'autentica stalker nei suoi confronti con parecchi segreti oscuri... ma sarà proprio dalla sua parte? E che dire di tutti gli altri personaggi? Di chi ci si può fidare, e fino a dove si è disposti ad arrivare, in un gioco che mette a rischio tutto quello che amano?



Prima, indispensabile puntualizzazione: questo non è un manga (o un anime) per gente con problemi di cuore. Se qualcuno pensasse ancora che i fumetti giapponesi sono cose per bambini, Mirai Nikki è un'ottima prova del contrario. Contiene violenza a tratti molto esplicita, e, come la trama stessa suggerisce, un elevato numero di morti premature, in genere sulla scena. Ed adesso che vi ho avvertiti di questo, passiamo ai motivi principali per cui dovreste leggerlo.
Pensavo che la violenza fosse un motivo principale.
Ma per che razza di persona mi hai presa?!
Per una che gode nel vedere soffrire gli altri. Ho ottime prove di ciò nel post precedente.
Chiudi il tuo inesistente becco e lasciami continuare la recensione. Bene, se qualcuno ha letto anche le mie precedenti recensioni di manga, saprà che una trama ben costruita, ricca di colpi di scena e di svolte inaspettate, è uno degli elementi fondamentali della mia valutazione. Mirai Nikki risponde in pieno a questo requisito, offrendo una storia  intrigante ed emozionante, con un ritmo ben calcolato che spinge a continuare a leggere un capitolo dopo l'altro. Per fortuna la pubblicazione è già completata, altrimenti non so se avrei avuto la forza di aspettare l'uscita dei volumi successivi.
Lo stile del disegno è perfettamente all'altezza dei contenuti, con un tratto nitido ed una buona resa dell'espressività, così come della rapidità delle scene d'azione... che, come forse avrete intuito, sono molte, ma non costituiscono l'interezza del manga. C'è anche spazio per lo sviluppo interiore dei personaggi, per i loro conflitti ed il loro passato turbolento, per le relazioni sentimentali di amicizia, amore, fiducia che si intrecciano e si sviluppano, a volte per essere brutalmente troncate... o no? Ogni nuovo capitolo può ribaltare la situazione precedente, un legame che sembrava saldo può sfaldarsi di colpo, una rottura che pareva definitiva può rivelarsi solo momentanea. L'unico modo di sapere come andrà a finire la storia è arrivare fino all'ultima pagina dell'epilogo.
I personaggi sono interessanti, ciascuno con le proprie motivazioni ed il proprio percorso, con i propri segreti da nascondere ed i propri mostri da affrontare. Il lettore non sa di chi ci si possa fidare, spesso non è a conoscenza dei retroscena di un avvenimento fino a quando esso non è avvenuto, ed è costretto a scoprire passo per passo la verità sui personaggi a cui era giunto ad affezionarsi. Ecco, se siete quei lettori che si affezionano particolarmente a qualche personaggio, come la sottoscritta, avrete ottime possibilità di interrompere la lettura per versare qualche lacrimuccia, o imprecare contro la malignità dell'autore.
Rivelare qualcosa sul finale sarebbe rovinare l'intera esperienza a chiunque voglia cimentarsi nella lettura di Mirai Nikki, quindi sappiate solo che sono rimasta soddisfatta della soluzione inaspettata e niente affatto scontata con cui tutti i nodi sono stati sciolti.
E parlando di finali, siamo giunti al finale di questa breve recensione. Spero che la abbiate apprezzata e trovata utile. Arrivederci a presto!

Clara




lunedì 8 aprile 2013

The Voice in Wonderland 6



Uhm... Clara? Sottospecie di pseudo-autrice?
Lasciatemi dormire, per favore...
Ascolta, se dipendesse da me potresti benissimo restare a fare la bella addormentata per i prossimi decenni, ma dal momento che io e Piccolo troll siamo ancora bloccati in una giungla di piante carnivore, non sarebbe un'idea pessima se tu andassi avanti con "The Voice in Wonderland", giusto?
Stai cercando di essere ragionevole ed accomodante per convincermi a scrivere, vero?
Esatto. L'alternativa è ricattarti minacciando di rendere pubblico l'elenco dei personaggi manga per cui hai una cotta.
Non oseresti.
Io l'ho già compilato, sto solo aspettando l'ordine di pubblicarlo.
D'accordo, maledetti personaggi irrispettosi della propria creatrice, d'accordo. Adesso mi alzo e mi metto al computer, va bene?
Perfetto, grazie.
Ah-ehm. Proseguiamo dunque la narrazione del fantastico viaggio della Voce che viveva dentro la mia testa e che si è misteriosamente trovata imprigionata in un corpo e dispersa in un luogo misterioso, da cui giungono fino a noi i suoi commenti in corsivo. Lì ha incontrato un educato ma alquanto maligno piccolo troll, suo alleato nell'infastidire la sottoscritta con quelle righe barrate che vedete sopra. Entrambi ora stanno cercando l'uscita, ma per raggiungerla devono prima attraversare una terribile giungla... cosa succederà?
Stiamo aspettando che tu ce lo dica.
Ehi, adesso non posso neanche usare le domande retoriche per aumentare la tensione?
Non allungare inutilmente questa agonia.
I due protagonisti si svegliarono al cinguettio melodioso degli uccellini, e la calda luce del sole rivelò alle loro palpebre la lussureggiante vegetazione che li circondava. E li circondava letteralmente, come notò subito la Voce: la piccola radura in cui si erano accampati per riposare era diventata ancora più piccola, assediata da ogni lato da piante che, ne era certa, non erano lì la sera prima. Mentre osservava, un viticcio strisciò di qualche centimetro nella loro direzione, mentre un fiore oscillava con aria famelica.
Come fa un fiore ad avere un'aria famelica?
Il fatto che abbia i denti ed una lunga lingua verde che sta sbavando linfa potrebbe andare?
Avrei preferito un bavaglino con la scritta "I'm hungry", ma mi accontenterò.
Grrrr... se volete che io finisca la storia smettete di interrompermi!
Incredibilmente, potrebbe anche avere ragione.
Nel frattempo anche Piccolo troll si era alzato, stiracchiandosi e sbadigliando come un gatto.
- Che cosa facciamo adesso, Voce?- domandò, lisciandosi la coda arruffata dal sonno.
Lei fece una smorfia ed alzò le spalle:- Non abbiamo molte alternative. Dobbiamo attraversare questa stanza, che poi non è una stanza, e trovare l'uscita. Il problema è capire da che parte andare. Ci servirebbe una mappa...-
- Come questa?- suggerì l'esserino grigio, porgendo all'altra un pezzo di carta stropicciata.



La Voce sgranò gli occhi:- E' sul serio una mappa! Dove l'hai presa?-
- L'ho disegnata io!- la informò orgoglioso lui.
Non sono sicura che sia una tecnica efficace...
In realtà Clara aveva fatto questo schemino per ricordarsi come doveva procedere la storia, ed io l'ho sgraffignato mentre era distratta.
Ah, allora va benissimo. Spiega anche perché sia disegnata così male.
Per stavolta sorvolerò sui vostri atti criminali. E così i due piccoli eroi partirono, facendosi strada tra le piante ed evitando accuratamente quelle dotate di denti aguzzi. Non era facile orientarsi in quel fitto labirinto di radici, liane e fusti massicci,
ma per fortuna loro avevano anche una fantastica bussola.
Sì, ecc... aspetta un secondo! Come fate ad avere una bussola? Io non l'ho scritto.
Hai presente quando, mercoledì sera, stavi guardando "Pirati dei caraibi - Oltre i confini del mare" e sbavavi dietro a Johnny Depp?
Cosa c'entra ora?
Bene, ho usato le immagini che si producevano automaticamente all'interno della tua testolina di fangirl per ottenere una copia della bussola di Jack Sparrow.
Capitan Jack Sparrow, prego.
Tu sei un genio del crimine, piccolo Troll.
Grazie.
Però ora l'hai fatta ripartire con le sue fantasie su Johnny Depp, ci vorrà qualche minuto prima che riprenda a scrivere qualcosa di coerente.
...
...
...
...
Okay, sono tornata. Quella bussola ti indica la direzione della cosa che desideri di più, quindi il tuo più grande desiderio è trovare l'uscita?
Può darsi...
Oh, adesso fai anche il misterioso?
Lascia perdere e continua a scrivere. Abbiamo ancora la lista dei tuoi amori manga con cui ricattarti.
Va bene, va bene...
Stavano camminando ormai da parecchi minuti, ma le piante non accennavano a diradarsi. Alcune di esse avevano tentato di inghiottirli con scatti improvvisi, ma una rapida corsa aveva permesso loro di allontanarsi indisturbati. Erano anche riusciti ad evitare i dardi soporiferi scagliati da alcuni fiori, le radici che tentavano di afferrarli e le foglie appiccicose che planavano dall'alto per catturarli. Ormai la Voce stava iniziando a pensare che sarebbero riusciti ad uscire da lì.
Non penserei mai qualcosa di così stupido. So bene che un secondo dopo tu faresti succedere qualcosa di terribile.
Creaturina malfidente...
Ora stai riscrivendo il pezzo perché ti sei accorta di essere troppo prevedibile.
Smetti di interrompere, insomma! Oh, d'accordo, mi hai fatto passare la voglia di tirarla lunga.
Perché, finora ti pareva corta?
Senza preavviso, Piccolo troll si fermò. La Voce, nella foga di balzare lontano da una liana che tentava di agguantarla, rischiò di finirgli addosso. Recuperando in fretta l'equilibrio, ansimò:- Che succede? Perché ti fermi così di colpo?-
L'altro indicò un punto di fronte a loro. La giungla si interrompeva bruscamente, lasciando il posto ad un'alta scalinata che conduceva ad una porta di metallo.
Lei consultò la mappa:- Dovremmo essere arrivati all'uscita di questa stanza. Dall'altra parte ci attende una non meglio definita palude.-
- Fantastico!- esultò il troll, iniziando a saltare sugli scalini. L'altra lo imitò prontamente, incapace tuttavia di scuotersi di dosso un senso di angoscia. Non era successo niente di pericoloso quel giorno, erano scampati ai pericoli della giungla senza troppe difficoltà. Forse l'autrice non li odiava così tanto, dopotutto...
O forse sta riservando le sue arti malefiche per il gran finale.
Tu proprio non riesci a fidarti di me, vero?
Vuoi una risposta sincera o preferisci una pietosa ipocrisia?
I due personaggi raggiunsero finalmente la porta, che incombeva immensa sopra di loro.
- E adesso come la apriamo?- domandò Piccolo troll, dubbioso.
Mentre ancora parlava, l'uscio iniziò a muoversi da solo con un sonoro scricchiolio, aprendo una fessura abbastanza grande da permettere ai due piccoli individui di sgusciare attraverso di essa.
- Non mi piace.- stabilì la Voce:- E' tutto troppo facile.-
- Però non abbiamo molte alternative.- fece notare l'altro, infilandosi nell'apertura. Con un sospiro preoccupato, lei lo seguì...
Quei puntini sospensivi indicano che ti prepari a fregarci, vero?
Non ebbero neppure il tempo di vedere cosa ci fosse dall'altra parte. Una pesante rete a maglie fittissime si abbattè su di loro, per poi sollevarsi subito nell'aria e rimanere a penzolare sospesa a due metri da terra.
- Lo sapevo! Sapevo che era troppo facile!- strillò la Voce, dibattendosi.
Una sagoma balzò fuori dall'ombra, sghignazzando soddisfatta:- Siete caduti nella mia tlappola, poveli sciocchi! Tlemate di flonte al destino che vi attende!-
I due si immobilizzarono e si scambiarono un'occhiata confusa: che cosa stava succedendo?



E' il cinese! Ma allora esiste davvero!
Ma guarda, ero convinta che Clara si fosse dimenticata di averlo nominato.
Ma perché ce l'ha con noi? Che cosa vuole farci? Ho pauraaaaa!!!
Non è una scusa per appiccicarti addosso a me, Piccolo troll. Suppongo che dovremo aspettare la prossima puntata per scoprirlo, visto che Clara se n'è già andata a leggere manga.
Come se ne è già andata? E chi sta scrivendo allora?
Noi, mi pare ovvio. Suppongo che dovremmo fare i soliti saluti finali, dire ai lettori così autolesionisti da sopportare questa cosa fino in fondo di tornare a trovarci, e tutte le solite sciocchezze.
E le facciamo?
No. Nell'improbabile caso vogliano  tornare, lo faranno anche senza che noi glielo diciamo. Preferisco farmi un sonnellino.
Io gioco con la bussola allora! Assomiglio al capitan Jack Sparrow?
Decisamente no. Lasciami dormire.
Uffa, sono rimasto da solo qui... va bene, allora me ne vado! Cari lettori, se ci siete, vi consiglio di fare altrettanto: saluti e baci!

Piccolo troll
La Voce
e Clara

giovedì 4 aprile 2013

Scarlett Thomas


Buongiorno a tutti, lettori intenzionali o accidentali.
Il post di oggi parlerà di libri, e per la precisione di un'autrice che io apprezzo molto: Scarlett Thomas. Il suo stile scorrevole e vivace, l'originalità fresca ed imprevedibile delle sue trame, la vena di ironia a tratti surreale, la capacità di giocare sull'ambiguità tra reale e fantastico, la scioltezza nel parlare senza paura anche di elementi "tabù" per molti altri scrittori, e la profondità delle sue protagoniste, donne vere con i problemi di ognuna di noi, le hanno guadagnato un posto sicuro nel mio personale pantheon degli autori.
Ma che cosa scrive la Thomas? Direi che è molto difficile incasellare lei e la sua opera in un unico genere, senza limitarne la straordinaria complessità, quindi passo direttamente a parlare di tre dei suoi libri.

Che fine ha fatto Mr Y?

Strani eventi accadono intorno ad Ariel Manto, studentessa della British University. Prima scompare il suo professore, poi l'università crolla davanti ai suoi occhi, infine in un negozio di libri usati si imbatte in una copia di un libro rarissimo e maledetto, "Che fine ha fatto Mr Y.". Scritto da Thomas Lumas, uno scienziato del XIX secolo che compiva esperimenti sui poteri della mente umana, il libro è in grado di trasportare chi lo legge nella "Troposfera", dove è possibile viaggiare nel tempo e nello spazio entrando nelle menti di altri uomini. È una porta dimensionale che schiude un mondo di conoscenze, ma anche molti pericoli da cui Ariel dovrà fuggire... o è soltanto un'affascinante allucinazione? Il romanzo di Scarlett Thomas intreccia la suspense di un thriller con le visioni della fantascienza, realizzando una sorta di cocktail di filosofia, fisica, scienza e letteratura.



Ecco il libro che è stato il mio primo incontro con questa autrice. L'ho letto una prima volta tutto d'un fiato, sbirciando brani delle pagine successive nella fretta di arrivare a scoprire cosa succedesse dopo. Poi ho fatto un metaforico respiro profondo e l'ho affrontato una seconda volta con la dovuta calma, assaporando tutti i dettagli che mi ero lasciata sfuggire nell'inseguimento di una trama affascinante che intreccia teorie scientifiche, ricerche sul paranormale, tematiche religiose, riflessioni intime, scene d'azione, sequenze surreali e sviluppi sentimentali, fino ad un finale aperto che ti lascia a desiderare almeno un altro capitolo. Alcuni punti, soprattutto quando si spiegano le teorie su cui si fonda la vicenda, possono essere un po' pesanti, ma non lasciatevi abbattere. Vale decisamente la pena di arrivare fino in fondo.

L'isola dei segreti



Sono giovani e motivati. Hanno poco più di vent'anni. E hanno voglia di cambiare vita. La loro grande opportunità si nasconde dietro una semplice e all'apparenza innocua inserzione sul giornale: "Giovani brillanti cercasi per grande progetto". Un breve colloquio di presentazione, un sorso di caffè... e i nostri sei aspiranti eroi si ritrovano sulla spiaggia di una misteriosa isola. Non sanno come ci sono arrivati, non sanno chi ha assegnato loro quelle stanze simmetriche, tre per le ragazze e tre per i ragazzi, chi ha dato loro cibo e acqua in abbondanza. Soprattutto non sanno cosa devono fare.








Scarlett Thomas prende una trama degna del miglior thriller, mantiene i colpi di scena che caratterizzano questo genere, ma li combina in maniera inedita con la formazione e la crescita di un gruppo di giovani assai particolari ed al tempo stesso normali. Emily, Thea, Anne, Bryn, Jamie e Paul hanno tutti qualcosa di diverso, una o più caratteristiche che li estraggono dalla media dei giovani protagonisti di altre opere, ma al tempo stesso hanno qualcosa di incredibilmente reale, i problemi, le passioni e le interrogativi di ciascuno di noi. E sono proprio questi aspetti, quelli della loro vita quotidiana, ad essere messi in luce nei dialoghi e nei ricordi che compongono gran parte del libro. L'esplorazione dell'isola e la ricerca di una via di fuga passano in secondo piano rispetto all'esplorazione delle personalità dei sei "prigionieri" e delle relazioni che si sviluppano tra di loro, alla ricerca di un'identità, di uno scopo, di qualcosa che cambi le loro vite. L'isola diventa lo scenario di un percorso di presa di coscienza, ma con la tranquillità, a tratti, di un'escursione con gli amici, fatta risaltare da riferimenti a film, musica e videogiochi.
Ed anche qui, il finale arriva inaspettato e scioccante, mentre il lettore è sempre più invischiato in sei menti, sei anime, ed un'unica ambientazione sospesa fuori dal tempo e dal caos rumoroso della quotidianità.




Il nostro tragico universo

Si può sfuggire allo scorrere del tempo, come scrive l'autore di La scienza di vivere per sempre? Esiste una connessione profonda tra la presenza di uno strano essere a Dartmoor, una nave in bottiglia, il tracciato di un ricamo all'uncinetto che rappresenta il mondo intero e le fate di Cottingley? Tra una recensione da consegnare e un libro da scrivere, Meg Carpenter non se la passava né troppo bene né troppo male. Aveva un ragazzo che era il classico inetto, certo. Arrivare alla fine del mese non era proprio una passeggiata, certo. E i libri erano tutta la sua vita, si potrebbe dire. Almeno fino a quando, tra le pagine di un testo di pseudoscienza, Meg non ha cominciato a guardare il suo tragico universo con occhi diversi. Tra psicologia e tarocchi, enigmi buddisti e teoremi di fisica, antiche cosmologie e leggende fatate, Meg si è messa alla ricerca delle risposte definitive a tutte le domande sul senso della vita e su come le relazioni nascano, crescano e poi, miseramente, muoiano.


Ultimo libro, che ho finito di divorare la settimana scorsa, e forse il più particolare di tutti. Qui non c'è un grande enigma da risolvere, non c'è un'avventura da affrontare, se non la più strana delle avventure ed il più inestricabile degli enigmi: la vita, quella di ogni giorno. Ma a dare un punto di vista nuovo e fresco a questa vita, per la protagonista, c'è un libro che si ritrova a recensire. Da lì, per una serie di avvenimenti, quei giorni che si trascinavano stanchi e monotoni lasciano il posto ad una serie di piccoli e grandi mutamenti, che forse non rivoluzionano il mondo, ma di sicuro hanno un forte effetto per Meg. E - questa è forse la grande lezione di un libro che a tratti può essere preso come un "romanzo filosofico" - potrebbero avere effetto su chiunque. La storia di Meg ti porta a riflettere su come basti poco, a volte, per vedere tutto sotto una luce diversa ed imprimere una svolta alla propria esistenza. Perché Meg è una donna autentica, come autentica è la sua relazione stagnante con il fidanzato e convivente, autentico è l'adulterio con relativa crisi esistenziale dell'amica Libby, autentici sono tutti i personaggi che si muovono nel microcosmo di una cittadina inglese. E se non tutto trova la sua spiegazione razionale, se non tutto può essere ricondotto ad un finale coerente che chiuda ogni domanda, forse è perché questo nella vita autentica non succederà mai.

E così si conclude questo post, nella speranza di aver convinto qualcuno a leggere almeno uno di questi tre libri che io ho apprezzato moltissimo. Tanti saluti a tutti i lettori e (spero) a presto!

Clara